Moccia in cattedra, sui muri della Sapienza il ‘no’ dei precari

"scusa, ma mi chiamo buffone"

comunic/azione nel giorno in cui Federico Moccia presenta il suo nuovo film alla Sapienza

Oggi pomeriggio, nell’edificio del Rettorato dell’università LaSapienza, è prevista la presentazione – alla presenzadi regista e cast – del nuovo film di Federico Moccia, "scusa, ma ti voglio sposare", sequel di "scusa, ma ti chiamo amore".

 

(non si sa bene perchè la lista studentesca "vento di cambiamento" od ilsindacato cisl abbiano deciso di organizzare simile evento, e neppure ci interessa granchè)

Questa mattina, sui muri della città universitaria in prossimità delle sei differenti entrate, sono comparsi dei poster di streeart.

Anzitutto era raffigurato il viso raggiante di federico moccia, affiancato da due fumetti.

Nel primo il nostro si domanda << mentre TU non trovi lavoro da mesi, corri di qua e di là in cerca di crediti, non hai i soldi per andare a convivere con il partner, fai i salti mortali ogni giorno per strappare momenti di felicità, IO vado in giro a parlare dei "ggiovani e l’ammore" di un mondo patinato fatto di voli in elicottero su newyork >>.

(in riferimento alle modalità, assolutamente consuete per qualsiasi coppia, con le quali nel libro il protagonista avanza la sua proposta di matrimonio).

Nel secondo fumetto, il nostro si risponde, in un guizzo di sincerità, "scusa, ma mi chiamo buffone".

Non pensiamo certo che il momento di sincerità di federico moccia fermerà lo show in programma per il pomeriggio, ma speriamo inviti a riflettere che – mentre piace a tutti, con categorie pseudologiche, parlare dell’alieno "giovani", spesso in un trionfo di luoghi comuni – sembrano siano tutti molto attenti a non parlaredella realtà concreta che viviamo tutti i giorni.

E speriamo anche che, in futuro, chiunque decida di fare "l’espertodi giovani", abbia l’onestà di raccontare le vite che realmente vengono vissute,con tutte le loro contraddizioni,, anzichè parlare di un mondo immaginario che oscilla, in modo schizofrenico, fra il terrore per i "giovani senza valori cresciuti nell’epoca di internet pronti ad uccidere per un abito griffato" e l’estasi per il "dolce amore romantico di una generazione lontana dalla politica ma vicina ai sentimenti".

La comunic/azione, messa in atto da un gruppo di precari pochi giorni dopo la comparsa dei poster di brunetta alla scoperta della realtà, è stata accompagnata da scritte e stencil "generazione P.", forma sintetica con la quale crediamo si possa definire un’intero settore cresciuto all’insegna dellaprecarietà e di un futuro rubato – e che sta dimostrando, però, di essere meno docile di quanto forse qualcuno avrebbe sperato.

Non a caso, su un palo di fronte all’ingresso principale dell’univerisità, è comparso un grande lucchetto in cartone – un lucchetto aperto, scardinato, liberato a simboleggiare la determinazione di scardinare l’assenza di futuro nella quale hanno provato ad incastrarci, per invece inventare, sperimentare, condividere, continuare a riprendere tutto quello che ci spetta.

 

Foto

 La Repubblica

Kataweb

Indymedia

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One Response to Moccia in cattedra, sui muri della Sapienza il ‘no’ dei precari

  1. Julia says:

    A morte moccia!

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